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Manifesto
per un politica di contrasto attivo agli incendi nella Regione Sicilia

Proposte del Coordinamento SalviAmo i Boschi:

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1) Riformare il settore privilegiando la pianificazione forestale regionale (PFR) e rendendo obbligatori, per superfici superiori a 30 ettari, i Piani di gestione e assestamento forestale (PGAF) che possono garantire lo sviluppo polifunzionale delle attività boschive e l’applicazione dei criteri di gestione forestale sostenibile come previsto dagli articoli 6 e 14 della LR 14/2006 e come previsto dal D.lgs N.34 del 03/04/2018

 

2) Applicare un rigido sistema di controlli interni, che consenta di individuare eventuali negligenze e omissioni di dirigenti ed operatori forestali nell'applicazione delle norme di prevenzione, gestione e spegnimento, e, una volta accertatene le responsabilità, provvedere alla loro immediata rimozione.

 

3) Potenziare l’attività di controllo e investigazione attraverso il ripristino della consistenza numerica delle Guardie forestali e il rafforzamento dei distaccamenti territoriali, attualmente fortemente ridotti. Ciò anche al fine di consentire l’avvio di serie indagini sui fatti da parte della Magistratura.
 
4) Agevolare il presidio dei boschi:
 
- coinvolgendo ed avvalendosi dell’ausilio delle organizzazioni di volontariato e di protezione civile, sul modello di quanto sperimentato con successo nel Parco dell’Aspromonte.
 
- ampliando e semplificando la possibilità di stipulare convenzioni:
a) con gli agricoltori e gli allevatori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale;
b) con le associazioni ambientaliste e/o con gli imprenditori agricoli per l’assegnazione e la gestione del patrimonio edilizio presente e non utilizzato in montagna.
 
5) Contrastare l’abbandono dei terreni marginali montani anche attraverso un'integrazione dei modesti redditi ritraibili dagli agricoltori.
 
6) Individuare gli strumenti necessari per garantire in maniera categorica che tutti i lavori di sistemazione delle strisce tagliafuoco e di pulizia di stradelle, piste forestali e dei boschi siano effettivamente conclusi entro il 15 giugno, così come previsto dalle norme (data che andrebbe anche anticipata considerando che il cambio climatico ha effetti ormai evidenti anche qui in Sicilia). Prevedere a tal proposito una programmazione finanziaria pluriennale al fine di evitare il ricorrente e pernicioso ritardo nell’approvazione del bilancio annuale, dal quale dipende l’attuazione dei lavori.

 

7) Verificare l’avvenuta emanazione delle ordinanze comunali riguardanti la pulizia dei terreni a bordo strada o confinanti con il demanio forestale (comprensivi di una fascia di sicurezza di 40 metri) e controllarne l'effettiva attuazione, comminando adeguate sanzioni in caso di omissione o sostenendo economicamente i Comuni costretti a sostituirsi ai privati inadempienti (salvo poi rivalersi sugli stessi).
 
8) Rendere obbligatoria da parte dei Comuni la redazione del Catasto dei suoli percorsi dal fuoco secondo quanto previsto dalla legge quadro 353 del 2000 (art.10). Verificarne periodicamente l’attuazione, l’aggiornamento, l’avvenuta pubblicazione e l'effettivo sanzionamento di chi non avesse rispettato gli obblighi di legge previsti (per es. divieto di pascolo, di edificabilità cambiamento di destinazione d’uso dell’area). In caso d’inadempienza da parte dei Comuni, prevedere adeguate sanzioni e l'invio di commissari ad acta per espletare i mancati adempimenti e l'emanazione di ordinanze di divieto al pascolo che debbono essere obbligatorie e notificate alle attività di pastorizia presenti nei territori comunali.
 
9) Garantire la sorveglianza del territorio specie nelle giornate ad alto rischio incendi. Attivare un servizio di vigilanza continua, moltiplicando i punti strategici di osservazione e coinvolgendo, oltre agli operatori forestali, anche le forze dell’Ordine e le associazioni civiche di volontariato opportunamente formate e dirette.
 
10) Migliorare l’indispensabile capacità di programmazione e prevenzione forestale e anche di direzione delle operazioni di spegnimento, ricorrendo a forze giovani e con specifiche e certificate competenze forestali e ambientali.
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11) Potenziare il controllo del territorio attraverso l’uso di nuove tecnologie (telecamere agli ingressi dei percorsi delle aree boschive e nei punti da cui tradizionalmente partono gli incendi, telerilevamento con sensori di temperatura, droni, etc..), senza tuttavia escludere il ripristino e la valorizzazione delle tradizionali torri di avvistamento, dotate di strumenti tecnologici capaci di rilevare inneschi di incendio e di monitorare presenze estranee o sospette nelle loro aree di competenza.
 
12) Rendere percorribili, attraverso un’adeguata manutenzione, le vie d’accesso e di transito degli automezzi addetti allo spegnimento, poiché troppo spesso si trovano stradine in totale stato di abbandono e sostanzialmente impraticabili per qualsiasi operazione. Rinnovare e ampliare i mezzi meccanici destinati allo spegnimento del fuoco da terra, sottoponendoli annualmente e nei tempi adeguati alla necessaria manutenzione e revisione.
 
13) Ripristinare e potenziare i bacini antincendio e le prese d’acqua già presenti in molti boschi.

 

14) Introdurre la possibilità di fare ricorso, in funzione antincendio, oltre all’uso del fuoco prescritto, anche al fuoco tattico, affidato a personale esperto e opportunamente qualificato. A tal proposito si veda la L.R N.17 07/11/2019 del Friuli Venezia Giulia.
 
15) Rimboschire le aree percorse dal fuoco, trascorsi i previsti cinque anni, nel rispetto delle buone norme tecniche, prevedendo una graduale sostituzione delle aghifoglie, che sono più suscettibili agli incendi, con le più resilienti latifoglie.
 
16) Perfezionare e rendere trasparente il coordinamento tra le varie strutture, Corpi e Associazioni preposte alle operazioni di spegnimento degli incendi, individuando in maniera chiara figure, compiti e responsabilità, al fine di evitare i ricorrenti ritardi e le disfunzioni. Raccordarsi operativamente con le Prefetture, accertandosi che queste curino anche le prove di simulazione di tutta la macchina di spegnimento in periodi pre-estivi.
 
17) Richiedere che i mezzi aerei per lo spegnimento degli incendi (Canadair), già di proprietà della Protezione Civile, siano affidati alla gestione pubblica per evitare di incoraggiare il cosiddetto ‘business degli incendi’ da parte di società private sulle quali sono state già avviate varie inchieste da parte dei mezzi d’informazione e della magistratura. Secondo i nostri calcoli tra il 28 e il 31 agosto 2020 oltre a 2.198 ettari di aree boscate e 1.922 ettari di aree vegetazionali, sono andati in fumo almeno 700.700 euro per le operazioni di spegnimento aereo (i.e. 1.300 euro x 539 lanci da Canadair, senza contare quelli da elicottero). Una spesa inammissibile che, per di più, non ha evitato la distruzione della Riserva dello Zingaro e del Bosco della Moarda, per citare solo due dei più famosi incendi (37) di quel terribile fine settimana.
 
18) Introdurre l’efficacia nella prevenzione degli incendi quale criterio prevalente per l’attribuzione degli incentivi alla produttività previsti dal DL 150/2009 nel settore forestale. Garantire la graduale stabilizzazione dei precari al fine di evitare meccanismi equivoci o propriamente clientelari legati al sistema delle assunzioni.
 
19) Agevolare la conoscenza del bosco e la prevenzione indiretta degli incendi attraverso l’educazione ambientale e lo sviluppo di forme di turismo eco-sostenibile (percorsi naturalistici, trekking guidati, attività di free-climbing, birdwatching, etc..). In tal senso sono auspicabili le operazioni di valorizzazione dei boschi e dei sentieri, nonché il sostegno ad attività educative e divulgative provenienti dal territorio, attraverso l’associazionismo e le scuole.
 
20) Prevedere l’istituzione di un “canale comunicativo” diretto e periodico tra Istituzioni regionali e Coordinamento, al fine di verificare il processo di attuazione delle richieste/proposte del presente documento.
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INFINE, CHIEDIAMO:

 

21) Che venga prontamente istituita una Commissione di Inchiesta Regionale che si occupi, specificatamente, del problema degli incendi, in quanto atto terroristico contro il patrimonio collettivo e la salute dei cittadini, e che si faccia promotrice di indagini rigorose in grado di individuare esecutori materiali e mandanti e smascherare gli interessi che ruotano attorno alla mafia degli incendi ed eventuali connivenze politiche.

 

22) Che gli incendi dolosi in aree boschive e montane e nelle riserve vengano giudicati come “disastri ambientali”, indentificandoli come eco-reati, punibili con la reclusione da 5 a 15 anni (articolo 452-bis del codice penale), dal momento che spesso tali incendi hanno rappresentato un’alterazione irreversibile dell’equilibrio dell’ecosistema interessato.



 

Coordinamento SalviAmo i Boschi

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