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Lettera Aperta al Presidente di Regione

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Palermo, 10 marzo 2021
 
Al Presidente della Regione Siciliana
 
e in c.c.
all’Assessore Regionale Agricoltura, Sviluppo Rurale e pesca mediterranea
al Dirigente generale del Dipartimento sviluppo rurale e territoriale
 
all’Assessore Regionale Territorio e Ambiente
al Dirigente generale del Dipartimento Ambiente
 
al Dirigente generale del Comando del corpo forestale della Regione siciliana
 
al Dirigente regionale della Protezione Civile
 
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Oggetto: richieste di intervento immediato contro gli incendi e proposte per una migliore
gestione dei boschi e del patrimonio vegetale regionale
 

La Sicilia brucia ancora, brucia da almeno trent’anni con intensità crescente e ormai intollerabile.
I gravissimi incendi estivi e autunnali di quest’anno hanno devastato l’ambiente e riproposto
l’incubo del 2017, l’annus horribilis in cui l’Isola ha raggiunto il triste primato di
regione con la
più estesa superficie bruciata in Italia (34.221 ettari totali di cui 15.785 di bosco, secondo il
rapporto della Commissione Europea - JRC Technical Report 2017).

 
Il 2020 non è stato da meno, come i gravissimi incendi di Montagna Grande, Altofonte, Riserve
di Monte Cofano e Zingaro, Selinunte, Parco dell’Etna, Noto, Bosco di San Pietro, Scorace,
Peloritani (solo per citarne alcuni) dimostrano chiaramente. Siamo ancora in attesa dei dati
ufficiali della Forestale, ma in base alle stime ricavate tramite l’EFFIS (European Forest Fire
Information System)
la superficie totale bruciata in Sicilia dall’1 giugno al 30 ottobre 2020
ammonterebbe a 35.900 ettari. Una cifra enorme, che supera quella del 2017 e che denuncia la
drammatica gravità del fenomeno.

La questione degli incendi dolosi in Sicilia è un problema ormai sistemico che mette in serio
repentaglio l’ambiente, impoverendo il paesaggio e riducendo la biodiversità. Ad ogni
incendio aumenta la fragilità del terreno e il rischio di frane e inondazioni. Muoiono migliaia di
rettili, piccoli volatili e varie specie di mammiferi. Spesso anche gli insediamenti urbani sono
lambiti dalle fiamme e l’incolumità delle persone messa in pericolo. Ma non solo, gli incendi
appiccati nella stagione estiva e in zone di alto pregio turistico, come Parchi e Riserve, arrecano
gravi danni all’economia dell’Isola e ne ledono l’immagine, anche all’estero.
 
Una situazione intollerabile contro cui varie associazioni ambientaliste e liberi cittadini hanno
deciso già quattro anni fa di lanciare una vasta campagna di denuncia e di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica, culminate con la
Marcia dello Zingaro del 25 agosto 2017 e la stesura
di un dettagliato dossier sull’inefficienza della politica forestale siciliana, consegnato alla
Procura di Trapani nel dicembre dello stesso anno.

A distanza di quasi quattro anni, a seguito dei devastanti incendi di quest’estate, quel gruppo di
associazioni si è allargato fino a diventare l’attuale Coordinamento Regionale Salviamo i
Boschi. Una rete che comprende 40 sigle di associazioni provenienti da varie province della
Sicilia con storie diverse alle spalle, ma tutte unite dalla convinzione che non c'è più tempo da
perdere:
l'emergenza incendi deve diventare una priorità nell'agenda della politica
regionale, così come l'intera questione ambientale. Per dare forza alle proprie richieste il
Coordinamento ha lanciato una petizione su Change. Org che, ha raggiunto circa 45.000 firme.
Quelle richieste, insieme ad altre che abbiamo formulato in seguito, approfondendo il tema e
confrontandoci con esperti in materia, fanno parte del presente documento.

 
Siamo consapevoli che il problema è complesso e di non facile soluzione, ma siamo anche
convinti che finora non ci sia stata
nessuna reale volontà politica di affrontarlo, a partire da
una seria riforma del Corpo Forestale, di cui si parla da anni e che ancora non riesce a venire alla
luce.


PREVENZIONE, CONTROLLO E GESTIONE DEGLI INCENDI
 
Gli incendi sono dovuti a varie cause: interessi economici, incuria, ritorsioni personali o
politiche, negligenze, distrazioni, piromania.
Vari possono essere i fattori che predispongono e favoriscono il propagarsi degli incendi. Tra
questi uno dei principali è l’abbandono dei boschi privati e la loro espansione nelle aree
marginali ex-agricole che forniscono grande quantità di legna combustibile a disposizione dei
malintenzionati. Altro fattore fortemente predisponente sono
i cambiamenti climatici in corso,
che hanno aggravato i tradizionali problemi derivanti dalle alte temperature estive, dalle molte
giornate di scirocco e dalla siccità prolungata.

Il dato preoccupante, che viene evidenziato anche dal Piano AIB 2015 e confermato dalla
relazione annuale di Greenpeace 2020, è che tre incendi su quattro hanno origine dolosa.
L'accertamento delle motivazioni precise è un lavoro non facile e che compete ai nuclei
investigativi della Forestale e alla Magistratura, quello che emerge con chiarezza e che qui
interessa sottolineare è che
la causa principale del propagarsi degli incendi è l’insufficiente
opera di prevenzione.

Mancano i piani di gestione o assestamento forestale che, in ogni bosco, potrebbero guidarne
la pulizia, il presidio e la polifunzionalità. Lo stesso piano AIB regionale è stato aggiornato
con forte ritardo rispetto ai tempi e rimane comunque in buona parte inattuato. Inoltre per
ritardi dovuti all’approvazione del bilancio in sede regionale, i lavori di pulizia e sistemazione
delle strisce tagliafuoco, invece di concludersi a metà giugno come previsto dalle norme, iniziano
quasi sempre a luglio, risultando oltremodo tardivi e pressoché inutili.

La situazione è aggravata anche dalla forte riduzione numerica delle guardie del Corpo
forestale regionale (sono appena 500 in tutta l’Isola di cui 350 effettivamente sul campo) e dal
mancato turn over del personale qualificato che guidava i lavori di prevenzione; inoltre l’età
avanzata e la quasi totale precarietà del personale operaio ostacolano la buona gestione del
bosco.

Lo stesso dicasi per il personale addetto allo spegnimento (AIB), ormai in buona parte in età
avanzata (età media 56 anni) e fisicamente non adatto al ruolo.
Inoltre il controllo del territorio da parte del Corpo Forestale e delle Forze dell’Ordine è
carente, e nelle giornate a maggior rischio incendi non viene garantita la necessaria vigilanza
delle vie d’accesso alle aree boschive. In alcuni casi
manca anche il dovuto coordinamento tra
Vigili del Fuoco, Protezione civile e Forestale durante le operazioni di spegnimento.
Perdurando queste condizioni il problema degli incendi in Sicilia è destinato ad aggravarsi
ulteriormente e a cronicizzarsi.


Alla luce di queste considerazioni il
COORDINAMENTO SALVIAMO I BOSCHI SICILIA
richiede di applicare le seguenti
MISURE CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI
 

1) Riformare il settore privilegiando la pianificazione forestale regionale (PFR) e rendendo
obbligatori, per superfici superiori a 30 ettari, i Piani di gestione e assestamento forestale
(PGAF) che possono garantire lo sviluppo polifunzionale delle attività boschive e l’applicazione
dei criteri di gestione forestale sostenibile come previsto dagli articoli 6 e 14 della LR 14/2006 e
come previsto dal D.lgs N.34 del 03/04/2018

2) Applicare un rigido sistema di controlli interni, che consenta di individuare eventuali
negligenze e omissioni di dirigenti ed operatori forestali nell'applicazione delle norme di
prevenzione, gestione e spegnimento, e, una volta accertatene le responsabilità, provvedere alla
loro immediata rimozione.

3) Potenziare l’attività di controllo e investigazione attraverso il ripristino della consistenza
numerica delle Guardie forestali e il rafforzamento dei distaccamenti territoriali, attualmente
fortemente ridotti. Ciò anche al fine di consentire l’avvio di serie indagini sui fatti da parte della
Magistratura.
 
4) Agevolare il presidio dei boschi:
 
- coinvolgendo ed avvalendosi dell’ausilio delle organizzazioni di volontariato e di
protezione civile, sul modello di quanto sperimentato con successo nel Parco dell’Aspromonte.

 
- ampliando e semplificando la possibilità di stipulare convenzioni:
a) con gli agricoltori e gli allevatori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del
paesaggio agrario e forestale;
b) con le associazioni ambientaliste e/o con gli imprenditori agricoli per l’assegnazione e la
gestione del patrimonio edilizio presente e non utilizzato in montagna.

 
5) Contrastare l’abbandono dei terreni marginali montani anche attraverso un'integrazione
dei modesti redditi ritraibili dagli agricoltori.

 
6) Individuare gli strumenti necessari per garantire in maniera categorica che tutti i lavori di
sistemazione delle strisce tagliafuoco e di pulizia di stradelle, piste forestali e dei boschi siano
effettivamente conclusi entro il 15 giugno, così come previsto dalle norme (data che andrebbe
anche anticipata considerando che il cambio climatico ha effetti ormai evidenti anche qui in Sicilia). Prevedere a tal proposito una programmazione finanziaria pluriennale al fine di
evitare il ricorrente e pernicioso ritardo nell’approvazione del bilancio annuale, dal quale
dipende l’attuazione dei lavori.

7) Verificare l’avvenuta emanazione delle ordinanze comunali riguardanti la pulizia dei
terreni a bordo strada o confinanti con il demanio forestale
(comprensivi di una fascia di
sicurezza di 40 metri) e controllarne l'effettiva attuazione, comminando adeguate sanzioni in
caso di omissione o sostenendo economicamente i Comuni costretti a sostituirsi ai privati
inadempienti (salvo poi rivalersi sugli stessi).

 
8) Rendere obbligatoria da parte dei Comuni la redazione del Catasto degli Incendi
secondo quanto previsto dalla legge quadro 353 del 2000 (art.10). Verificarne periodicamente
l’attuazione, l’aggiornamento, l’avvenuta pubblicazione e l'effettivo sanzionamento di chi non
avesse rispettato gli obblighi di legge previsti (per es. divieto di pascolo, di edificabilità
cambiamento di destinazione d’uso dell’area).
In caso d’inadempienza da parte dei Comuni,
prevedere adeguate sanzioni e l'invio di commissari ad acta per espletare i mancati
adempimenti e l'emanazione di ordinanze di divieto al pascolo che debbono essere obbligatorie e
notificate alle attività di pastorizia presenti nei territori comunali.

 
9) Garantire la sorveglianza del territorio specie nelle giornate ad alto rischio incendi.
Attivare un servizio di vigilanza continua, moltiplicando i punti strategici di osservazione e
coinvolgendo, oltre agli operatori forestali, anche le forze dell’Ordine e le associazioni civiche di
volontariato opportunamente formate e dirette.

 
10) Migliorare l’indispensabile capacità di programmazione e prevenzione forestale e anche
di direzione delle operazioni di spegnimento, ricorrendo a forze giovani e con specifiche e

certificate competenze forestali e ambientali.
 
11) Potenziare il controllo del territorio attraverso l’uso di nuove tecnologie (telecamere agli
ingressi dei percorsi delle aree boschive e nei punti da cui tradizionalmente partono gli incendi,
telerilevamento con sensori di temperatura, droni, etc..), senza tuttavia escludere il
ripristino e la
valorizzazione delle tradizionali torri di avvistamento, dotate di strumenti tecnologici capaci
di rilevare inneschi di incendio e di monitorare presenze estranee o sospette nelle loro aree di
competenza.

 
12) Rendere percorribili, attraverso un’adeguata manutenzione, le vie d’accesso e di
transito degli automezzi addetti allo spegnimento, poiché troppo spesso si trovano stradine in
totale stato di abbandono e sostanzialmente impraticabili per qualsiasi operazione. Rinnovare e
ampliare i mezzi meccanici destinati allo spegnimento del fuoco da terra, sottoponendoli
annualmente e nei tempi adeguati alla necessaria manutenzione e revisione.

 
13) Ripristinare e potenziare i bacini antincendio e le prese d’acqua già presenti in molti
boschi.

14) Introdurre la possibilità di fare ricorso, in funzione antincendio, oltre
all’uso del fuoco
prescritto, anche al fuoco tattico, affidato a personale esperto e opportunamente qualificato. A
tal proposito si veda la L.R N.17 07/11/2019 del Friuli Venezia Giulia.

 
15) Rimboschire le aree percorse dal fuoco, trascorsi i previsti cinque anni, nel rispetto delle
buone norme tecniche, prevedendo una graduale sostituzione delle aghifoglie, che sono più
suscettibili agli incendi, con le più resilienti latifoglie.

 
16) Perfezionare e rendere trasparente il coordinamento tra le varie strutture, Corpi e
Associazioni preposte alle operazioni di spegnimento degli incendi, individuando in maniera
chiara figure, compiti e responsabilità, al fine di evitare i ricorrenti ritardi e le disfunzioni.
Raccordarsi operativamente con le Prefetture, accertandosi che queste curino anche le prove
di simulazione di tutta la macchina di spegnimento in periodi pre-estivi.

 
17) Richiedere che i mezzi aerei per lo spegnimento degli incendi (Canadair), già di
proprietà della Protezione Civile, siano
affidati alla gestione pubblica per evitare di
incoraggiare il cosiddetto ‘business degli incendi’ da parte di società private sulle quali sono
state già avviate varie inchieste da parte dei mezzi d’informazione e della magistratura. Secondo
i nostri calcoli
tra il 29 e il 31 agosto 2020 oltre a 2.198 ettari di aree boscate e 1.922 ettari di
aree vegetazionali, sono andati in fumo almeno 700.700 euro per le operazioni di
spegnimento aereo (i.e. 1300 euro x 539 lanci da Canadair, senza contare quelli da elicottero).
Una spesa inammissibile che, per di più, non ha evitato la distruzione della Riserva dello Zingaro
e del Bosco della Moarda, per citare solo due dei più famosi incendi (37) di quel terribile fine
settimana.

 
18) Introdurre l’efficacia nella prevenzione degli incendi quale criterio prevalente per
l’attribuzione degli incentivi alla produttività previsti dal DL 150/2009 nel settore forestale.
Garantire la
graduale stabilizzazione dei precari al fine di evitare meccanismi equivoci o
propriamente clientelari legati al sistema delle assunzioni.

 
19) Agevolare la conoscenza del bosco e la prevenzione indiretta degli incendi attraverso
l’educazione ambientale e lo sviluppo di forme di turismo eco-sostenibile (percorsi
naturalistici, trekking guidati, attività di free-climbing, birdwatching, etc..). In tal senso sono
auspicabili le operazioni di valorizzazione dei boschi e dei sentieri, nonché il
sostegno ad attività
educative e divulgative provenienti dal territorio, attraverso l’associazionismo e le scuole.
 
20) Prevedere l’istituzione di un “canale comunicativo” diretto e periodico tra Istituzione e
Coordinamento, al fine di verificare il processo di attuazione delle richieste/proposte del presente
documento.
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RACCOGLIENDO L’APPELLO DEI 45.000 CITTADINI CHE HANNO
FIRMATO LA NOSTRA PETIZIONE
CHIEDIAMO INOLTRE

• Che venga prontamente istituita una Commissione di Inchiesta Regionale che si
occupi, specificatamente, del problema degli
incendi, in quanto atto terroristico
contro il patrimonio collettivo e la salute dei cittadini, e che si faccia promotrice di
indagini rigorose in grado di individuare esecutori materiali e mandanti e
smascherare gli interessi che ruotano attorno alla mafia degli incendi ed eventuali
connivenze politiche.

• Che gli incendi dolosi in aree boschive e montane e nelle riserve vengano giudicati
come
“disastri ambientali”, indentificandoli come eco-reati, punibili con la
reclusione da 5 a 15 anni (articolo 452-bis del codice penale), dal momento che
spesso
tali incendi hanno rappresentato un’alterazione irreversibile dell’equilibrio
dell’ecosistema interessato.
 
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09.03.2021

COORDINAMENTO SALVIAMO I BOSCHI SICILIA
Portavoce: Maria Angela Galante
e-mail: magalans7@gmail.com
PEC: salviamoiboschisicilia@pec.it
Cell. 338 9214485

Documento elaborato e pronto per essere consegnato brevi manu al Presidente della Regione
Nello Musumeci già il 02.12.2020. Inviato adesso tramite posta certificata addì 09.03.2021
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